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Figlio unico

Vorrei essere meno sensibile.
E più ignorante.
Vorrei essere più razionale.
E meno una testa calda.
Perché io proprio non ce la faccio a mettere i soldi davanti a tutto.
E lo so, lo so che non so ragionare in maniera lucida. Di politica, in fondo, ne capisco poco. Non so citare numeri, cifre… Quello che ognuno di voi probabilmente sa fare.
Sarei un pessimo uomo di Stato, altro che il buon ministro che si auspicava la mia insegnante di inglese. Già, ancora col ricordo fresco di una professoressa, io: ventidue anni e una maturità chiusa che sembra ieri. Ancora a sputare latte, coi miei sogni e le mie paure. Con la mia voglia di contraddire, di fare lo scemo per rallegrare la compagnia. Nessun bisogno di trasgredire.

Potrei essere chiamato
Bigotto.
Moralista.
Buonista.
Di sinistra.

o forse

Di destra.
Qualunquista.
Populista.
Qualcunista.
Scansafatiche.

Io che mi sento in colpa a deludere, che spesso mi sento fuori posto, che ogni frase che scrivo mi chiedo se sia abbastanza. E a voler dare sempre di più. E a chiedermi sempre se è abbastanza. Io che in fondo ho meno esperienza di altri. Che di macchine ne capisco poco, che un omosessuale andrebbe chiamato semplicemente persona, che di andare a ballare non ho nemmeno tutta sta voglia.
Io che non sono capace a essere sincero quando sono con altre persone.
Io

peccaminoso
sempre a desiderare la donna d’altri.
Io

innocente
sempre a rispettare la donna d’altri.
Io

un po’
timido, riservato, introverso, insicuro
pigro.
Io, con più difetti di voi, che forse nella vita non concluderò nulla.
Sono tutto, sono niente.
Sono un uomo, come voi.
Siamo uomini.
Fratelli.
Un uomo in mare, che muore.
Io piango.
Un fratello mai conosciuto.
Io piango.

La grande balena bianca
ci divorerà
tutti
a casa, barconi affondate
dove vi mettiamo
lavoro agli Italiani
colpa dell’Europa
Sì.
Ma
io piango.

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GIUDA

Giuda-Iscariota

Mi trascinarono sullo sterrato tenendomi per i capelli. Quando si furono stancati, me li tagliarono. Io non volevo. Io non capivo. Mi spogliarono e mi picchiarono. Quando fui esanime, si allontanarono. Sperai fosse tutto finito, ma in cuor mio sapevo che non era così.
Tornarono presto, ma non si avvicinarono.
Poi la prima pietra fu scagliata e mi colpì la spalla. Non dissi niente.
La seconda mi ruppe il ginocchio.
La terza il cranio.
Ma io rimasi zitto.

– Non lo posso fare, Maestro.
– Cerca di capire.
– Chiedilo a Marco, a Matteo. Loro ti seguiranno.
– Tu sei l’unico, fratello mio.
– Non lo voglio fare.
– Tu sei “colui che serve”. E’ nel tuo nome. E’ nel tuo sangue.
– Mi uccideranno.
– E’ nel volere di Dio.
– Sia fatta la sua volontà.
– E così sia.

Un bacio. Con un bacio. Morire per un bacio.
E dimenticarsi di quando si era bambini, di quando si giocava insieme. O forse ricordarlo troppo bene. Ai ricordi non puoi scappare. Io non ci sono riuscito. Non ho potuto. E non avrei voluto.

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